La maratona musicale wagneriana è stata resa in maniera molto pregevole, soprattutto per i meriti del Maestro Marc Albrecht, che ha realizzato un suo capolavoro personale nella concertazione dell’opera. Già dal preludio, la potenza orchestrale si alternava a folate melodiche intense con una descrizione quasi pittorica dell’universo creato da Wagner. Era evidente la gioia nel suo volto, durante la direzione, i momenti più esilaranti dell’opera accompagnati da un entusiastico brio, i momenti più passionali scanditi da un intenso lirismo e un’ onda sonora massiva invadeva la sala, con una potenza infinita, senza mai soverchiare le voci. Gli attacchi impalpabili, di una iridescenza musicale hanno permeato tutta l’esecuzione con dei momenti di poesia grandissima, come nell’accompagnamento al monologo di Sachs, con quel trapasso, struggentissimo nel dolce tema di Eva. Grandissima interpretazione quella del Maestro tedesco, cui è stata tributata la più grande ovazione da parte del pubblico.
I cantanti, trascinati dalla vitalità del Maestro hanno offerto tutti una prova ragguardevole.
In particolare, il protagonista, James Johnson , nel ruolo di Hans Sachs, è stato capace di realizzare un vero e proprio esempio di teatralità musicale: in grado di piegare la sua voce, affetta da un lieve vibrato e con qualche difficoltà nella regione più acuta a delle finalità espressive fantastiche, il cantante ha creato un personaggio a tutto spessore, sia nella sua bonaria simpatia di calzolaio-giudice, che nella sua immensa solitudine, culmine un monologo del terzo atto veramente da brivido. Grande protagonista! Ottimo il tenore Roberto Saccà nei panni del giovane Walther von Stolzing, emissione salda, facile salita alle regioni acute del pentagramma, fraseggio e legato da manuale, il cantante italo-tedesco, ha offerto una grande prestazione del cosiddetto canto “alla italiana”, creando un affascinante ritratto del giovane innamorato. Il soprano Agneta Eichenholz, nel ruolo di Eva, ha mostrato grande musicalità, una sincera interpretazione associata ad una importante presenza scenica, complice anche il suo gradevolissimo aspetto fisico. Molto bravo anche Adrian Eröd, che ha disegnato un Beckmesser insolito, molto più giovane, di aspetto simile a un dandy, che ha coniugato alla grande verve scenica il suo timbro di baritono chiaro, con una ottima emissione vocale e una sagace interpretazione di un personaggio, spesso molto più antipatico. Perfetto anche il David di Thomas Blondelle, sia dal punto di vista vocale che scenico. Molto bravi tutti gli altri, con particolare menzione per la Magdalena di Sarah Castle e il Veit Pogner di Alastair Miles.
La regia dello spettacolo era affidata a David Alden. Il regista americano, noto per le sue interpretazioni post moderniste del teatro lirico, con un chiaro interesse per la rabbia della condizione umana, anche in questo spettacolo ha cercato di mostrare una severa critica sociale. Così all’inizio in un ambiente dominato da un Crocifisso ligneo gigante, che incombe in un ambiente vuoto, si muove una borghese comunità protestante chiusa in un mondo rigido, severo: tutti vestiti in nero tranne Eva, vestita in azzurro e Magdalena vestita in marrone. Eva cerca di fuggire da questa comunità opprimente e trova in Walther il cavaliere che la può emancipare ma la comunità cerca di cacciarlo brandendo una Bibbia inquietante; terribili anche i loro volti coperti da una maschera grottesca. I Maestri cantori appaiono invece come una sorta di precettori di alunni in divisa, tra cui anche David, vestiti di foggia fin de siecle- inizio Novecento; dall’altra parte sta il popolo, oppresso, quasi a livello di schiavitù, che si muove nell’ombra. Nel secondo atto in una struttura di ferro e cemento con scale e due piani separati, agiscono i personaggi: il centro è Hans Sachs, con lui tutti hanno una relazione, e dal piano inferiore giungono Eva, poi Walther, poi Beckmesser. Nel finale dell’atto una grande confusione in scena con i mariti borghesi della comunità perbenista che appaiono ubriachi, in mutande con giarrettiere, a suonare degli strumenti musicali, che poi vengono sottratti dal popolo, in cerca di pane e poi di vestiario (le scatole di scarpe!); e alla fine il guardiano notturno, qui trasformato in un angelo della morte, che viene con la falce a colpire i peccatori ormai confusi in un’orgia di colori in cui si vengono anche a trovare i maestri cantori risvegliati dal fracasso. Il terzo atto si apre in un immenso negozio di scarpe su cui troneggia la scritta “Sachs”, dove il ciabattino, unico personaggio capace di suscitare il positivo negli altri, è immensamente solo: il negozio sconfinato con enormi ripiani carichi di scatole di scarpe è un deserto in cui la tempesta di sentimenti melanconici che lo avvolge suscita una grande, profonda commozione. In questa situazione il regista inserisce anche elementi caricaturali, con enormi personaggi mascherati che spaventano il sopraggiunto Beckmesser, poi successivamente ridicolizzato e quasi umiliato in maniera tale da suscitare anche lui una sincera, umana pietà. Nel quadro finale torna nuovamente quella falsa massa di individui formali che, dopo aver manifestato una felicità di facciata per le nozze di Eva, quasi aggredisce Hans Sachs, in tutto diverso da loro per la sua grande umanità e gli impedisce per un certo tempo di essere visto dal pubblico: mentre Sachs presenta i contendenti alla mano di Eva, la folla borghese occupa fisicamente lo spazio antistante creando un muro umano vestito di nero. E anche il finale è più triste del solito: Eva e Walther se ne vanno, la ragazza si toglie dal capo la corona di fiori e la lascia sul tavolo ad un Hans Sachs disperato. Tutto torna come prima: i borghesi nella loro chiusura mentale, il popolo nella sua sofferenza.
Grandissimo successo per uno spettacolo di livello artistico veramente molto alto coronato da numerose chiamate alla ribalta per gli interpreti!
DIE MEISTERSINGER VON NŰRNBERG (I MAESTRI CANTORI DI NORIMBERGA)
autore: Richard Wagner
regia: David Alden
direttore: Marc Albrecht
compagnia: De Nederlandse Opera
cast: James Johnson, Alastair Miles, Pascal Pittie, Mattijs van de Woerd, Adrian Eröd, Thomas Oliemans, Brian Galliford, Marcel Beekman, Reinhard Alessandri, Frans Fiselier, Tom Haenen, Tijl Faveyts, Roberto Saccà, Thomas Blondelle, Agneta Eichenholz, Sarah Castle